Fine settimana dedicato a ridipingere le ante.
Ci ho messo tutto l’impegno per cercare almeno un aspetto positivo in questa attività, ma proprio non l’ho trovato.
Il mio pensiero è andato alla fatica della gente di montagna con case in legno che questa attività deve farle quasi con cadenza annuale.
Ne ho però tratto una filosofia: “il bello costa fatica”
… ma siamo sicuri sempre?
Il mio morale è un po’ cambiato domenica quando ho deciso di scacciare un po’ la noia del pennello accompagnandomi con l’i-taroc (il mio vecchio lettore mp3 con radio) che aveva ancora caricati brani di diversi generi (da Antonello Venditti a Marilyn Manson), compagni di viaggi di mesi fa.
Kunta Kinte di Daniele Silvestri mi ha fatto riflettere sul mondo dei blog e sull’occhio attento ma anche preoccupato con cui cominciano ad essere visti dal “potere”:
(un estratto del testo)
L’unico miracolo politico riuscito in questo secolo
è avere fatto in modo che gli schiavi si parlassero, si assomigliassero
perché così faceva comodo per il mercato unico e libero.
Però così succede che gli schiavi si conoscono, si riconoscono
magari poi riconoscendosi succede che gli schiavi si organizzano
e se si contano allora vincono.
La mia parte intollerante di Caparezza invece mi ha fatto ritornare alla discussione sui giovani di qualche settimana fa e sul fatto che credo che interessarsi di qualcosa sia un valore in se:
(un estratto del testo)
… meglio depressi che stronzi del tipo “Me ne fotto” , perché non dicono “Io mi interesso”?
Venditti poi ha sempre il potere di portarmi subito in un atmosfera calda e famigliare di viaggio verso il mare, e l’eleganza e la classe di Sade sono assolutamente immensi.
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