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Posts Tagged ‘“trattato di lisbona”’

Giovedì scorso 31 luglio il Parlamento Italiano con l’approvazione alla Camera ha ratificato il Trattato di Lisbona, vale a dire il trattato di riforma dell’Unione Europea che ne modifica le regole di funzionamento.

Sono contento che l’Italia l’abbia ratificato perché sono convinto che, come si dice in gergo, TINA (There Is No Alternative), ovvero non c’è alternativa all’Europa, ma dopo il passaggio a 25 nazioni le attuali regole sono inadeguate.

Certo si poteva fare di meglio, ma se si pensa allo sforzo di mettere d’accordo 25 nazioni, è già un buon risultato.

Detto questo però, visto che influirà sulle nostre vite future, penso che la RAI dovrebbe assolvere alla sua funzione di servizio pubblico realizzando un programma divulgativo sul Trattato di Lisbona e le più importanti novità introdotte: per me Corrado Augias visto anche il suo passato di Parlamentare Europeo e le sue grandi qualità di divulgatore sarebbe il più adatto.

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Con il No dell’Irlanda nel referendum di ratifica del Trattato di Lisbona, gli irlandesi hanno voluto dare un segnale di dissenso verso il modello di sviluppo di Europa proposto.

No IrlandaOra i nostri governanti si stanno chiedendo il perché e questa illustrazione di Peter Schrank su The Economist mi sembra perfetta per descrivere il momento.

Anch’io come molti ho riflettuto sui motivi di questo no piuttosto deciso, soprattutto nelle classi sociali più basse e deboli.
Io credo molto nell’Europa, e mi sento cittadino europeo tanto quanto mi sento cittadino italiano (ovviamente prima di tutto mi sento cittadino del Garda).

Proprio in questi giorni leggendo il libro “Europa: 27 Nazioni in cerca di 1 patria” ho rafforzato la mia convinzione su ciò che io chiamo la necessità di un’Europa utile.

Nel preambolo del trattato istitutivo della CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio dai cui sviluppi nasce poi l’attuale Unione Europea) voluta nel 1950 da tre grandi, lungimiranti e pragmatici europeisti come Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman, dando contenuto ad un discorso di quest’ultimo ispirato da Jean Monet, si dice:

Considerato che la pace mondiale può essere salvaguardata soltanto da sforzi creatori e da idee nuove paragonabili al pericolo che devono evitare, ci deve essere un’idea forte perché il pericolo è forte …;
convinti che il contributo di un’Europa organizzata e viva può dare alla civiltà, è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche …;
coscienti che l’Europa si costruirà solo con realizzazioni concrete che creano innanzitutto solidarietà di fatto e con lo stabilire le basi comuni di uno sviluppo economico …;
decisi a fare in modo che l’espansione dei prodotti fondamentali per l’innalzamento del livello di vita e del progresso operino verso la pace, …

Ecco (in grassetto quelli che a mio avviso sono i passi fondamentali), questo è il punto, un’Europa utile, concretamente utile.

Voglio spiegarmi: io sono certo che che l’Europa sia stata ed è una autentica manna dal cielo, ed è la storia a dirci che non c’è mai stato un periodo così lungo di pace e prosperità nel nostro continente.
Certo però è indubbio che la Comunità Europea è sentita come lontanissima dai cittadini, se non del tutto assente, e il segnale dato da un popolo così attento, pragmatico e che io stimo molto come gli irlandesi ne è un chiaro segnale, e sono certo che se anche altre nazioni avessero scelto il referendum come strumento di ratifica i no sarebbero stati molti di più.

Infatti non dobbiamo dimenticare che l’Irlanda è stata forse la nazione che ha saputo maggiormente sfruttare l’Europa, riuscendo a passare nell’arco di vent’anni con attente scelte politiche di investimento soprattutto sull’educazione e sui giovani, da una situazione con scene diffuse di povertà e indigenza nelle strade di Dublino (le ricordo bene), al più grande attrattore in Europa delle maggiori imprese al mondo, soprattutto hi-tech, che trovano in Irlanda giovani preparati e di madrelingua inglese, oltre che infrastrutture di alto livello e facilità nei trasporti.

Quindi perché questo No?
Perché semplicemente i grandi ideali benché importanti e fondamentali non bastano più, i temi istituzionali e giuridici benché tanta incidenza abbiano sulla nostra vita di tutti i giorni risultano essere aridi ai normali cittadini, e l’Europa ha bisogno di ritornare ai motivi ispiratori dei suoi fondatori e dare un segnale immediatamente tangibile e forte di concreta utilità per tutti, ovunque si trovino, deve cioè trovare un forte attrattore di consenso diffuso, che attraverso una “condivisione precompetitiva” crei le basi per l’innalzamento dei livelli di vita di tutti!

Io un’idea ce l’ho … e ve ne parlerò

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