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Archive for the ‘Buon Umore’ Category

Mi hanno sempre incuriosito e divertito le copertine dei cd con le foto dei cantanti greci (ho una debolezza, lo ammetto, mi piace la musica greca, per quel suo mix malinconico-fatalista-oblio “λησμονιά”), ma più in generale del sud-Europa, specie orientale, medio oriente, paesi arabi e nord-Africa.
Per me sono un vero spasso, ma è anche curioso quanto siano simili in tutta la fascia mediterranea.
Per me andrebbe fatto uno studio antropologico-sociologico. 😀

Le versioni delle foto sono due:

  • Il sofferente: posizione leggermente di lato, viso sofferente, molto sofferente, stra-sofferente, anzi di più, spesso barba incolta, sguardo sfuggente, talvolta occhiali scuri, espressione affranta, distrutta, da cane bastonato, tanto che il mio primo pensiero è: “azz, ci credo che la tipa ti ha mollato, con quella faccia lì non è che sei esattamente uno spasso …”.
  • Il languido: posizione plastica, occhio umido, sguardo diretto “se ti pìio te sdrumo …” 😀

Basta guardare copertine a caso di Μιχάλης Χατζηγιάννης, Γιάννης Πλούταρχος, Θάνος Πετρέλης, Νίνο Ξυπολητάς, e altri, e il tenore è questo …

Cantanti greci

Vabbé dai, ecco almeno un brano da ascoltare …

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Non avevo mai assistito ai match di improvvisazione teatrale. Qualche tempo fa ho partecipato ad un match evento al Teatro di Botticino ed è stato strepitosamente divertente!Improvvisazione teatrale All’ingresso vieni fornito di:

  • un foglietto su cui proporre un personale tema di improvvisazione;
  • un cartoncino bi-colore per le votazioni;
  • una ciabatta per, ehm ehm, dimostrare  la propria eventuale disapprovazione con un lancio teso verso il palco. A dire il vero molti del pubblico non avevano un gran mira visto che mi sono beccato qualche ciabattata sul “coppino” (per fortuna erano di stoffa), ma in questo modo ho potuto recuperare altre “munizioni”. 😀

Sul palco ci sono due squadre. L’arbitro sceglie un tema tra quelli proposti dal pubblico e lancia la sfida di improvvisazione dando titolo categoria (lo stile, ad esempio, alla 007, alla Bollywood, cantata, in rima, stile Vecchio Testamento, film horror, e chi più ne ha …), durata (di solito di pochi minuti).
Al fischio dell’arbitro le squadre hanno il disumano tempo di 20 secondi per un veloce briefing e poi si parte e inizia il divertimento, con le assurde impreviste situazioni e le geniali trovate improvvisate dagli attori.

La cosa folle è che le storie hanno un senso e gli attori non mostrano il minimo imbarazzo, riuscendo sempre a trovare soluzioni di improvvisazione imprevedibili e divertentissime: ma dico io, come fai al volo dal tema “Sovversivo” in stile “Antico Testamento” a inventarti di essere un antico romano che si presenta in romanesco “Sò VVersivo“, e gli altri al volo che lo salutano con un “Oooh Versivo“.

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Dopo un piccolo screzio verbale tra me e Cami sui compiti, lei si rifugia nella sua cameretta e appende fuori dalla porta questo cartellino di protesta …

Troppo buffo il post-it posticcio! 😀

Si accettano coccole! ... non da Maurizio

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Mimosa

MimosaLa nostra mimosa per me aveva da un po’ “in canna” questa fioritura (che però aimé doveva arrivare per la festa della donna).
La teneva in serbo nell’attesa che finisse questo lungo inverno.

L’altro giorno finalmente un piccolo sprazzo di sole ed alla fine si è rotta e non si è più trattenuta, come a dire al meteo: “tieni, alla facciazza tua!

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A San Felice da qualche anno esiste una strana rotonda di forma allungata (nella foto qui sotto).

Mi diverte troppo il fatto che in paese, in modo assolutamente spontaneo, ormai per tutti quella rotonda è “ufficialmente” il Fagiolo, anzi, el fasöl.

Da qui alle indicazioni stradali il passo è breve:
… arrivi al Fagiolo, poi giri a destra e …” 😀

Rotonda fagiolo

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Qualche giorno fa in Estonia, passeggiando per le viuzze di notte ci imbattiamo nell’insegna di questo ristorante:

Ristorante Magnuna, non conosco il significato in estone, ma se fosse a Brescia sarebbe un vero spettacolo, a proposito di doppi sensi translinguistici. 😀

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Come molti, anch’io negli anni ’80 portavo le espadrilles, ovviamente e inspiegabilmente come tutti a mo’ di ciabatta, rigorosamente non calzate sul tallone.

Qualche giorno fa, passeggiando con amici verso il Monte Pizzoccolo ricordavamo buffe vicende legate a questa strana calzatura fatta di corda e tela, e soprattutto alla fastidiosissima sensazione di quando per sbaglio si bagnavano, decretandone irrimediabilmente la morte.

Ricordavo che negli anni ’80 da adolescente squattrinato mi trovavo in tenda in campeggio nelle Marche. Al risveglio al mattino mi infilo le mie espadrilles “ex-bianche” (il bianco durava solitamente al massimo 10 minuti dopo l’acquisto) e vado a lavarmi nei classici bagni comuni al centro del campeggio: un classico lungo corridoio con decine di lavandini sulla sinistra (sulla destra c’era la fila dei bagni), disposti lungo un muro sul cui lato esterno si trovava, come al solito, la fila di vasche dove lavare le stoviglie.
Già era un azzardo entrare con le espadrilles in quei bagni perennemente bagnati. Ad un certo punto però entra una arcigna anziana signora delle pulizie con in mano la lancia di un’idropulitrice.
La guardo con terrore, ma non ho neppure il tempo di aprire bocca che la “vecchiaccia”, noncurante della mia presenza, spara un getto potentissimo verso il pavimento ed anche direttamente sulle mie gambe, inzuppando all’istante le mie espadrilles le quali si sfaldano totalmente e immediatamente come ghiaccio al sole, ritornando allo stato originare di semplice corda e lasciandomi di fatto scalzo: ah, l’evanescenza del piacere!
🙂

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A proposito di brescianità estive, passeggiando davanti ad un bar ecco che spunta la granita al pirlo … ora non mi stupirei di trovare pure un gelato al pirlo.

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Ah, avevo proprio voglia di una bella Pita Gyros con un goccio di retsina fresca, quindi ho fatto un salto in Grecia per pranzo …

… oppss, forse però ho un po’ sbagliato strada e l’ho presa un filo più lunga …

Vabbuò dai, ora è tempo di riprendere la strada di casa: κουήσου!
🙂

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Qualche giorno fa ero a Bologna ad un workshop sul diritto d’autore online e Guido Scorza mi ha fatto sorridere quando ci ha letto una sorta di dichiarazione “tutti i diritti riservati” ante litteram, risalente a fine 1100, in piena epoca medievale:


«Sia maledetto chiunque utilizzi questo libro in modo illecito o peccaminoso e che la lebbra afligga chiunque ne modifichi il contenuto […]. Consegni questo messaggio a Satana e lo segua all’inferno chi vuole passare l’eternità in sua compagnia.»

(Eike von Repgow, Sachsenspiegel: traduzione dal tedesco medievale di Paul Kaller, Monaco 2002)

Forse allora funzionava, oggi invece mi sa che non avrebbe molto effetto. 🙂

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Lo so questi doppi sensi translinguistici sono infantili, ma mi divertono, come ad esempio questo eloquente all’ingresso di un museo …

oppss, "cassa" in russo

… oppure quest’altra frase latina su un edificio classicheggiante: mmmhhh, perché mai mi ha ricordato la situazione italiana?

Parentum voto ac favore

Chi conosce il latino potrebbe dirmi qual’è la traduzione?

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Dopo il doppio senso translinguistico tedesco, eccone uno spassosissimo estone che ho appena scovato:

beh, diciamo che elegantemente parafrasando dal dialetto bresciano grezzo equivarrebbe a “questi sono fatti tuoi“. 😀

In lingua estone invece il significato è artigianato estone.

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6 ottobre ultimo bagno della stagione, beh, direi un’estate 2011 da ricordare, quasi sei mesi di bella temperatura, iniziata quest’anno già il 10 aprile!

L’altro giorno l’acqua era veramente pulitissima, nessuna persona, nessun motoscafo rumoroso, anche gli uccelli migratori sono già partiti quasi tutti, che bellezza!

Dai, voglio farla tragica …

… ed io che pensavo di aver fatto l’ultimo bagno a fine settembre in Grecia …

Dai, voglio farla ancor più tragica …

… il freddo, soprattutto al mattino è oramai arrivato, oggi 6°, SIG SIG, si va verso la stagione fredda che non amo per nulla, ho bisogno di una degna colonna sonora in cui crogiolarmi per qualche secondo in una consolatoria autocommiserazione …

… sì, trovata! Perfetta! The Call by Regina Spektor, eccola ..

… bon dai, mi sono autocommiserato abbastanza, ora sono pronto ad immergermi nell’autunno e poi nell’inverno: castagne arrivo!
😀

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Mi hanno regalato una crema per il viso, mentre me la metto leggo la descrizione del suo profumo:

Una fraganza che spinge al dinamismo e alla gioia di vivere. Per passare poi a piccanti toni esotici che accendono la fantasia, esaltano il fascino per lasciare infine una coda dai colori caldi e sensuali.

Profumi di legni che richiamano la maturità di un vissuto intenso, colmo di fascino, tutto da scoprire, si rinnovano nel bouquet conferendo forza e persistenza e all’uomo seducente virilità.

Profumi e sentori che accompagnavano anticamente il commercio delle spezie, sono protagonisti del suo profumo, per esaltare la fantasia e far rivivere ricordi di antiche rotte su misteriose isole caraibiche.

WOW, seducente virilità, fascino, maturità di un vissuto intenso, fantasie, isole caribiche, antiche rotte …
azz, mi dico, chissà quanto sarò figo con questa nuova crema!

Chiedo: prova ad annusarmi il collo e poi libera la tua fantasia e descrivimi le tue impressioni …

Risposta: sai di muschio!

Come si può vedere anche dalla foto c’è una bella differenza tra i Caraibi e il muschio.

Provo anch’io ad annusare la mia crema e penso:
fiiiii, effettivamente mi sa che con la descrizione si sono un tantino fatti prendere la mano!
😀

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Odio i merli!

Ho una certezza: odio i merli!

L’uva da tavola sulla nuova vite che ho piantato quest’anno era praticamente quasi pronta, all’assaggio era già morbida e dolce, i grappoli belli pieni, ma i merli (se li becco …) sono stati più veloci di me e in un paio di giorni li hanno letteralmente ripuliti! 😐

Da giorni li vedevo aggirarsi stranamente sempre nei paraggi e qualche timore l’avevo avuto, tanto che mi ero ripromesso di coprire la vite con una rete.

Fortunatamente invece con i pomodori sono già stato fregato qualche anno fa ed ora sono castamente ben coperti con la rete (come si vede dalla foto sotto), che li ripara anche dalla grandine e quindi quest’anno i cuore di bue giganti e i dolcissimi datterini stanno dando il loro meglio! 🙂

Abbasso i merli!
Se li becco una ciabattata non gliela toglie nessuno! 🙂

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Dopo il mio grido di aiuto “Ridatemi il mio divano!” di qualche mese fa, ora devo essere sincero la situazione è in un certo senso evoluta e il mio nuovo grido è:

Ridatemi le mie sedie!

Uff, che scatole, Cami ha deciso di giocare a treno, usando le sedie come vagoni su cui caricare le sue bambole, guardare per credere (cliccare sulla foto per ingrandirla)!

Dilemma, che fare?
Io vorrei proprio sedermi sulla sedia, ma se sottraggo un vagone sono certo che scatta la tragedia … uhm, vado mestamente a recuperare il cuscinone delle sdraio e mi siedo in terra … 😦

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Non mi posso definire un vero rider, per me la moto è solo un mezzo e non il fine. Però lo ammetto, soprattutto l’estate con la mia moto da strada “naked” posso essere anche un po’ tamarro, lo confesso mi è pure capitato di arrotolarmi la maglietta fin sopra la spalla, anche se al finto pacchetto di Marlboro dentro la manica non sono mai arrivato. 😀

Quando giro in moto, il saluto tra motociclisti è la cosa che più mi diverte e dà il senso di un gruppo chiuso e solidale di cui immeritatamente mi sento di far parte. Premetto subito che gli scooteristi sono esclusi, per “noi” non esistono proprio! 😀

Oramai mi sono fatto una cultura. Quando ci si incrocia, ci si fa un segno con la mano sinistra.

  • Il saluto classico lo si fa scambiandosi una “V”, spesso per sicurezza senza staccare la mano dal manubrio alzando indice e medio.
  • Il saluto di tendenza è invece con braccio teso verso il basso e dito indice che punta sempre verso il basso e sta a significare: “ti stimo fratello, sei figo come me!
  • Il saluto amichevole è la mano aperta con palmo rivolto in direzione di marcia, ma è spesso riservato a riders dello stesso “branco” di marca.
  • Il saluto in sorpasso, apprendo da questo sito che in caso di sorpasso ad altri riders si allarga il piede destro, utile anche per avvisare per tempo chi segue di un ostacolo davanti in modo che possa evitarlo.

Scopro anche in quest’altro sito che esistono tutta una serie di segni convenzionali tra motociclisti, e l’origine antica molto buffa del “saluto classico” e quindi il perché è sempre meglio contraccambiare, onde evitare di essere un “cavaliere cornuto” … 😀

Comunque la regola principe è: i motociclisti non salutano mai gli Scooteristi!

… mi fa troppo ridere ‘sta storia! 😀

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Usciamo dall’albergo, dobbiamo attraversare una via, lo sguardo mi cade sul nome e penso:

urka, che nome impegnativo!

😀

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Quella di venerdì scorso è stata una serata sul nostro dialetto del basso Garda bresciano particolarmente apprezzata e a tratti anche molto divertente, oltre che molto partecipata.

Il nostro rigattiere del paese ha portato alcuni attrezzi che venivano usati una volta, come ad esempio la “gramola” (sfido qualcuno a dirmi a cosa serviva) qui sotto in fotografia, mentre le signore del paese hanno preparato dei dolci tipici che poi al termine della serata abbiamo gustato in compagnia.

Claudio Mazzacani è riuscito ad accontentare tutti i partecipanti.

Ha iniziato con una prima parte culturale illustrandoci le origini storiche del nostro dialetto, le contaminazioni germaniche, celtiche, latine, cimbre di alcuni termini ancora in uso, così pure le evoluzioni nel tempo e nei paesi dovute all’estendersi di scambi e commerci.

Ci ha poi allietato con una seconda parte a base di racconti e aneddoti. Eccovi un video (più sotto trovate anche il testo) di Mazzacani che legge un suo racconto particolarmente divertente dal titolo:

Come l’ó ciapàda, ve la dó

Complimenti a tutto il gruppo di lettura Libriamoci per l’organizzazione, a Paola per la piacevole lettura della poesia iniziale e alle signore del paese che hanno preparato dei buonissimi dolci! 🙂

Ála botéga… (come l’ó ciapàda, ve la dó)

Boletus Satanas (Claudio Mazzacani)
Ottobre 1994

Interno di una bottega di alimentari e generi vari.

Personaggi: Maria “dèl Prét” (M), Pierina “sgurléra” (P) e la boteghéra Antonièta (A) detta “l’aradio” .

A. Ghif sintìt dèla Rusì “fügia” ?
M. Som niènt! Che ghè capitàt, turna, a chèla póera fonna?
A. Ah… so niènt acà mé (èl sif che me piàs mia spetegolà), però i dìs… ghè föra le us che… Me vòi mìa sparlà de nüsü, ma… come l’ó ciapàda ve la dó!

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Il pranzo del villaggio

Ieri si è tenuto l’annuale Pranzo del Villaggio, il classico appuntamento di fine estate che riunisce tutti gli abitanti del nostro villaggio per un bel pomeriggio in allegra compagnia mangiando tanti buoni piatti e bevendo del buon vino, con i bambini che scorrazzavano con biciclette e tricicli oppure giocavano a pallone, ed i cavalli ci osservavano incuriositi e affamati.


Ognuno aveva il compito di preparare qualcosa: Silvio si è superato con delle gustosissime focacce alla genovese e con una suntuosa e meravigliosa torta alle rose con ben 19 rose, Alessandra ha fatto il tiramisù, Alessandro le salamine, Fiore ci ha deliziatto con i suoi ottimi polli ai ferri cotti in verticale all’argentina, Edoardo ha pensato alle costine, Paola a crostata e polenta, Susy la pasta pasticciata, Patrizia ha portato salame e una ottima pasta, Janette un’ottima torta a cioccolato e nocciole, e poi c’era riso freddo, un sacco di altre cose che certamente avrò dimenticato, vini di vario tipo, fino a spumante e caffé finale preparato dall’anima dell’annuale pranzo Rosy.


Assaggia questo, assaggia quello, chiacchiera di questo, chiacchiera di quello, si sono fatte ben le 19.

Proprio un bel pomeriggio in cui fortunatamente anche il meteo ci ha graziato!

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