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Archive for the ‘Bicicletta’ Category

Io sono bicicletta, questa è la mia natura, qual’è quindi un buon motivo per farsi 90 km in bicicletta dal lago di Garda a Mantova e ritorno?

Ma ovvio, il piacere di un buon piatto di tortelli di zucca, quelli con tanto burro e formaggio, quelli che poi la “scarpetta” è d’obbligo, gustati nella splendida Piazza Sordello a Mantova con il sole in fronte!

Tortelli di zucca

Ho percorso la ciclabile da Peschiera a Mantova in solitaria ed ora ne sono certo: è solo per filosofi, ma il perché lo vediamo in seguito.

Andata e ritorno in mountain bike, circa 90 km (43,5 km per tratta) di pista ciclabile asfaltata e piana, senza difficoltà, adatta a tutti, costeggiando il fiume Mincio, i laghi di Mantova e campi coltivati a perdita d’occhio.
Consiglio di non farla in piena estate, la seconda parte è completamente esposta al sole e rischiate di andare arrosto.

Partenza di prima mattina dalla fortezza veneziana di Peschiera, dove parte la ciclabile per il primo tratto sterrata e dove nelle vicinanze ho parcheggiato l’auto.

Fortezza veneziana di Peschiera

Ciclabile del MincioPassato il cavalcavia dell’autostrada si costeggia il fiume Mincio sulla sponda destra, ammirando le decine di pescatori sulla sponda opposta. In questo tratto il fiume è piatto e tranquillo, fino alla diga di Salionze che regola i livelli del lago di Garda e che si raggiunge dopo circa 5 km. Qui si passa sulla sponda sinistra, che si tiene poi praticamente fino a Mantova.

Diga di Salionze

Chiesa di MonzambanoI successivi 10 km sono forse i più suggestivi e minimamente variegati di tutta la ciclabile. Lungo il tragitto si può ammirare la suggestiva chiesa di Monzambano, per arrivare poi alla splendida Borghetto, uno dei borghi più belli d’Italia, con le sue fondamenta piantate letteralmente nel fiume Mincio. Qui una tappa è d’obbligo per fare fotografie e rilassarsi e rifocillarsi in uno dei barettini del borgo.

BorghettoBorghettoBorghetto
Borghetto

Castello di Valeggio sul MincioDa qui e fino ai laghi di Mantova, a parte un bello scorcio sul castello di Valeggio sul Mincio (qui a destra), devo confessare che la ciclabile è una vera noia, “pallosissima”, almeno 20-25 km di un “piattume” noioso e per di più esposto al sole. Campagna, campagna, solo campagna, tanto che il mio unico pensiero era di trovare un mezzo alternativo per il ritorno una volta giunto a Mantova, perché non avevo intenzione di “ri-pipparmela” in bici per tornare a Peschiera.
I panorami per oltre 20 km sono stati come questi …

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Io sono bicicletta, qual’è quindi il motivo per cui ho deciso di fare il mezzo giro del lago di Garda in bicicletta?

Ma ovvio, per il piacere di un buon coregone ai ferri con polenta abbrustolita e un bicchiere di chiaretto fresco, gustati in riva al lago con il sole in fronte!

Coregone, trota e sardina di lago ai ferri

Ho percorso in bicicletta il periplo della metà meridionale del lago di Garda, circa 80 km praticamente pianeggianti, in parte su ciclabile (soprattutto sulla costa veronese). In fondo a questo articolo trovate la mappa del mio giro.

Partenza in mattinata da San Felice del Benaco in direzione Maderno (circa 14km), ammirando lungo il tragitto la bellezza del lungolago di Salò e del lago illuminato dal sole mattutino.

Lungolago di SalòGrand Hotel Gardone Riviera
Lungolago di Maderno

A Maderno mi sono imbarcato sul traghetto “Mincio” per Torri del Benaco, che ho raggiunto dopo 30 minuti di navigazione con una spesa, se non ricordo male, di circa 7,50 euro per il trasporto persona più bicicletta.

Traghetto Mincio - Maderno Torri del Benaco

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Da tempo rifletto su un assurdo apparentemente inspiegabile:

stessa bicicletta, stesso percorso, magari con un po’ di salita, stessa condizione fisica, stessa preparazione atletica, insomma stesse condizioni in tutto e per tutto.

Non riesco a spiegarmi perché, percorrendo quella stessa strada in compagnia la fatica risulta molto minore rispetto ad essere soli.

Metafora forse della vita?
Mah, io l’ho chiamato l’assurdo della fatica in compagnia.

Sono certo che è capitato a chiunque di viverlo …

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Io sono bicicletta

Ieri il mio amico Alessandro vedendomi arrivare a casa sua in bicicletta mi chiede:
ma tu sei ciclismo o bicicletta?

Gulp?!? Sono rimasto spiazzato, mmmhhh, boooh?!?

Poi mi ha svelato l’arcano facendomi leggere un brano di un libro: La prima sorsata di birra (e altri piccoli piaceri della vita) di Philippe Delerm, Frassinelli editrice.

Ve lo consiglio, compratelo, un volume meraviglioso di brevi racconti, affreschi di parole che descrivono piccole emozioni quotidiane di ognuno di noi.
Me lo sono divorato in una sera.
La loro efficacia li rende multisensoriali, si può riuscire a sentire i profumi, le sensazioni al tatto, le atmosfere. Splendidi tutti, ma in particolare mi sono piaciuti La prima sorsata di birra, Aiutare a sgranare i piselli, In un vecchio treno, Il pacchetto delle paste della domenica, Si potrebbe quasi mangiare fuori, e ovviamente La bicicletta e il ciclismo.

Ah, sì, dimenticavo, per la cronaca io sono senza dubbio bicicletta, ecco perché …

La bicicletta e il ciclismo

È il contrario del ciclismo, la bicicletta.
Una sagoma profilata in viola fluorescente fa una discesa a settanta all’ora: è ciclismo. Due liceali affiancate attraversano un ponte a Bruges: è bicicletta.
Il divario può diminuire.
Michel Audiard in knickerbocker e calzettoni si ferma a bere un bianchino al banco di un bar: è ciclismo. Un adolescente in jeans scende di sella con un libro in mano e beve una menta a un tavolino: è bicicletta.
Si è dell’uno o dell’altro campo. C’è una frontiera.
I lenti stradisti possono esibire quanto vogliono un manubrio ricurvo: è bicicletta. Gli sportivi possono forbire quanto vogliono i parafanghi: è ciclismo.
Meglio non fingere e ammettere la propria razza.
Ci portiamo dentro la perfezione nera di una bicicletta olandese, con una sciarpa al vento sulla spalla. Oppure sogniamo una bicicletta da corsa leggerissima, con la catena che fruscia come un volo d’ape.
Chi va in bici è un potenziale pedone, che va a zonzo nelle viuzze, che legge il giornale su una panchina. Chi fa ciclismo non si ferma: fasciato fino alle ginocchia in una tuta neospaziale, potrebbe camminare solo con i piedi a papera e non lo fa.
Lentezza e velocità? Può darsi.

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Lo so, è praticamente novembre, il Mar Baltico non è esattamente il posto ideale per una biciclettata, la temperatura è già rigida, il tempo non è dei migliori, minaccia pioggia, ancora qualche settimana e qui gelerà tutto, ma noi siamo dei temerari e quindi via sulla ciclabile lungo la costa!

Beh, rivedersi le immagini traballanti del camera-bike al calduccio sotto una coperta e con una bella musichetta di sottofondo fa tutto un altro effetto! 🙂

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Prima di partire per un viaggio di solito penso ad una cosa, una sola, che a pelle senza rifletterci mi piacerebbe fare e la faccio.
Così ad esempio mi capita di ritrovarmi in Germania d’inverno sul lungo Danubio in rollerblade senza quasi saperci andare, oppure sulle coste dell’Egeo a cavallo essendoci andato una sola volta in vita mia, e così avrei altre storie.

Domenica scorsa a Campèi de Sìma, ispirato da altri ciclisti ho avuto una di queste illuminazioni: “vorrei arrivarci in bicicletta e godermi il magnifico panorama gustandomi una birra con le gambe e i piedi in ammollo nella fontana di acqua gelata“.

Mmmhhh, non ho proprio resistito ed eccomi qui …

Partenza di prima mattina da San Felice, alle 9.30 ero già a Campèi de Sìma. Il giro è di circa 60km, partendo dai 120 mslm di San Felice del Benaco, raggiungendo un’altezza massima di poco meno 1300 mslm che si raggiunge più o meno a metà strada. I primi 30 km sono strada normale, mentre la parte centrale è di sterrato, cemento e sentieri, l’ultima parte invece è strada normale.

Sono salito seguendo il primo tratto della Cavallino, quindi da Vobarno, Degagna, Eno, Cavallino della Fobbia. Direzione poi Coccaveglie, inizia la strada sterrata, e dopo un paio di chilometri deviazione per Dosso Corpaglione.

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76 km di dura montagna in bicicletta, tre passi alpini (Baremone, Maniva, Crocedomini), altimetria notevole dai 400 metri del lago d’Idro fino alla Cima Coppi di quasi 2.200 metri nei pressi del dosso dei Galli, tre valli toccate (Valsabbia, Val Camonica, Val Trompia), dai classici paesaggi lacustri del lago d’Idro, fino ai laghetti alpini del Parco dell’Adamello: un giro meraviglioso!

Partenza al mattino da Anfo (419 mslm) dove siamo arrivati in auto. Appena fuori dal paese si trova la deviazione per la splendida strada poco conosciuta (e quindi poco frequentata) che in 11 km porta ai 1.464 mslm di Passo Baremone dove ci si può ristorare al bel Rifugio Rosa. Sono 11 km abbastanza intensi ma pedalabili, la salita è continua ma i tornanti consentono di respirare, le pendenze sono costanti mediamente intorno al 9-10% con picchi fino al 16%, ma sono molto limitati. E’ il tratto più duro di tutto il giro, per questo abbiamo deciso di farlo al mattino. 😛

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Durante queste vacanze non mi sono fatto mancare dei bei giri in bicicletta, anche in montagna.

In uno di questi mi sono fermato per un rifornimento d’acqua alla fontanella di Eno in Valsabbia, un piccolo paesino di montagna dove si possono ancora vedere delle scene di vita contadina di un tempo, come ad esempio in mezzo alla strada un colapasta con dentro del pane bagnato per le galline, proprio come faceva mia nonna quando ero piccolo, oppure persino una casa abitata da qualche nostalgico “de la revolución“.

Eno è poi un piccolo agglomerato di case con alcuni scorci caratteristici …

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E pensare che ritenevo un evento eccezionale la foto qui sotto che ho scattato domenica durante un gelido ma divertente giro in bicicletta su strade innevate in Valtenesi …

… e invece lunedì verso mezzanotte a San Felice la neve scendeva così

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I colori del lago

Ragazzi, che colori in questi giorni sul lago!

Ieri pomeriggio non ho resistito, mi sono preso un pomeriggio libero e sono andato in bici lungo la Valtenesi, seguendo il litorale del lago e percorrendo ove possibile la spiaggia; l’aria era fresca, ma ecco la meraviglia che si poteva vedere e di cui si sono nutriti i miei occhi …

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Da un po’ avevo nel mirino questo spettacolare giro in bicicletta e alla fine l’ho fatto: un giro duro, impegnativo (almeno per me), che richiede una media preparazione, oltre 100 km con salite impegnative e con oltre 20 km di strada sterrata, con la cima Coppi di Passo Tremalzo a oltre 1.800 metri di altitudine, tra Lombardia e Trentino, dal Lago di Garda percorrendo tutta la Vallesabbia costeggiando il fiume Chiese salendo poi fino a Passo Tremalzo e riscendendo infine sul Garda.

Partenza da San Felice di prima mattina con il Garda ancora sonnecchiante e già dopo pochi km a Tormini di Roé Volciamo ne saluto la vista per poi incontrare di lì a breve il fiume Chiese, e il mio pensiero è: “fii, sono già stanco, mi sa che non ce la faccio“.

Risalgo poi per vari km l’operosa Vallesabbia che certo però non eccelle per i suoi panorami, anche se qualche scorcio carino lo si trova, specialmente nella zona di Barghe e del Lago d’Idro con la bella Rocca d’Anfo.

A Ponte Caffaro si lascia la Lombardia e si entra in Trentino e dopo pochi km si raggiunge Storo dove si abbandona la strada principale e si prende la deviazione per il Lago di Ledro e l’omonima Valle. Qui la strada comincia a salire anche se è ancora abbastanza pedalabile.

Dopo una decina di chilometri di una affascinante strada incastonata in una stretta valle si raggiunge Passo d’Ampola a poco più di 1.000 mslm di altitudine dove si trova anche l’omonimo Lago d’Ampola molto apprezzato dai naturalisti.

Qui si prende la deviazione a destra per Passo Tremalzo e la vera salita ha inizio, circa 12 km che coprono un dislivello di circa 800 metri. Il fresco sulla pelle e la bellezza dei paesaggi, delle montagne e degli animali al pascolo però danno la forza di andare avanti.

Per questa impegnativa salita decido di farmi accompagnare da una colonna sonora adeguata e sul mio lettore mp3 faccio partire la compilation Bertallosophie Altri Suoni Italiani, con brani soprattutto del panorama underground milanese che trasmettono quel senso di rassicurante, serena e pacificata malinconia laboriosa che solo chi ha vissuto un po’ a Milano può comprendere, e che mi aiutano a concentrarmi sul ritmo di pedalata e sulla gestione delle mie energie, avendo ben presente la “lezione della salita“, e pedalata dopo pedalata …

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Mercoledì, non ho potuto non approfittare del sole meraviglioso per una bella sgambata in bicicletta.

Partito con l’idea di fare il mio classico giro in Valtenesi alla fine preso dall’esaltazione per la bella giornata e visto il buono stato delle mie gambe (alla fine erano però un po’ indolenzite) ho optato per un bel giro di oltre 45 km sempre lungo la Valtenesi, a cavallo tra il lago di Garda e le colline, un percorso molto panoramico, soprattutto nella prima parte e abbastanza tecnico nella seconda metà, caratterizzata da continui strappi, nulla di impossibile ma è necessario essere sempre lucidi e dosare le forze onde evitare il rischio di rimanere senza energie.

Partendo da San Felice del Benaco, si prosegue per Manerba (dove si percorre anche un tratto di spiaggia) e Moniga, per poi raggiungere Padenghe percorrendo una stradina di campagna.
Da lì comincia la seconda parte un po’ più tecnica passando per Soiano del Lago e Polpenazze, dove si devia in direzione Calvagese; arrivati a Castrezzone si prosegue in direzione Muscoline e a Morsone si devia verso San Quirico. Da lì si prende la strada per i Laghetti di Sovenigo, dove si incrocia la ciclabile Salò – Lonato che passando nei pressi della Chiesetta degli Alpini porta a Villa di Salò e attraversata la statale si raggiunge Salò, da dove si ritorna nuovamente a San Felice.

La colonna sonora che ho scelto per accompagnarmi in questo giretto era composta principalmente da tre brani italiani:

Ecco quindi la mappa dettagliata della biciclettata (seguendo il link si accede alla mappa che ho fatto su Google Maps con indicazioni sul percorso).

Mappa giro in bici in Valtenesi tra lago e colline

Cheddire, un giro abbastanza tosto ma perfetto per cominciare a sgranchire le gambe in vista della primavera in arrivo!
😉

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Ieri durante il mio classico giro in bicicletta in Valtenesi, a causa di una gara di triatlon per riuscire a passare ho dovuto percorrere un tratto di costa lungo la spiaggia.

Poco male: il forte vento, il cielo terso e un meraviglioso lago in burrasca rendevano il panorama splendido … anche con l’occhio di un cellulare!

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Ragazzi che giornate magnifiche sabato e domenica.
Ovviamente ho fatto dei bei giretti in bicicletta in Valtenesi e i panorami che si vedevano erano talmente belli che le foto risultavano carine persino fatte con il cellulare!

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Fine settimana con una storica impresa quello appena trascorso e questa è la fotografia più significativa: il mio arrivo al Passo Gardena, 4° e ultimo passo dolomitico!

mOmO al Passo Gardena - 4° e ultimo passo

mOmO al Passo Gardena - 4° e ultimo passo

Anche se la stagione era piuttosto avanzata e facceva freddino (temperature vicino allo 0), io, Rizzo e Teto seguiti da Paola e Camilla sulla ammiraglia (la Micra di Paola) abbiamo percorso il Sellaronda (il giro intorno al gruppo del Sella) in senso antiorario in bicicletta, con partenza e arrivo a Selva di Valgardena (dove abbiamo alloggiato al bel Hotel Scoiattolo), nel cuore delle Dolomiti, circa 60 km di percorso impegnativo per un dislivello di quasi 2.000 metri di salite attraverso 3 province (Trento, Bolzano, Belluno), 4 valli e 4 passi dolomitici sui quali si è scritta la storia del ciclismo:

I tratti con i panorami che mi sono piaciuti di più sono state le salite verso Passo Sella e verso Passo Gardena, mentre stranamente quello che mi è risultato più difficoltoso è stata l’ascesa da Arabba a Passo Campolongo.

Ed ecco le fotografie dei passaggi sugli altri tre passi e la doverosa foto di gruppo (con la nostra mascotte Camilla) davanti al monumento a Fausto Coppi a Passo Pordoi.

 Cheddire, è stata un’esperienza veramente straordinaria che mi è piaciuta immensamente e con paesaggi mozzafiato, probabilmente tra i panorami montani più belli al mondo che avevo già vissuto d’inverno.

Qui sotto ecco un paio di scatti tra i moltissimi che ho fatto e che ho raccolto in un album fotografico veramente straordinario!

E’ stato veramente stupendo percorrere quelle montagne godendo dei silenzi e della lentezza che solo la bicicletta consente.

Devo ammettere che da uomo “normale” prima di partire ero piuttosto scettico sulle mie capacità di farcela, invece mi sono veramente sorpreso della facilità con cui sono riuscito a percorrere tutte le salite, merito certamente di un po’ di allenamento e della lezione appresa dalle salite, ma anche e soprattutto in modo per me sorprendente di una alimentazione e di materiali adeguati.

Alimentazione per affrontare il Sellaronda in bicicletta

Io non sono esattamente uno sportivo serio, ma vista la difficoltà del giro, approfittando di una festina di compleanno della figlia avevo chiesto dei consigli su come alimentarmi e idratarmi a Paolo Cotignola, un amico e grande trainer che è titolare della Palestra King a Moniga del Garda.
A mio avviso è di Paolo e in particolare della sua tabella di alimentazione (che ho seguito alla lettera) più del 50% del merito della impressionante facilità con cui ho affrontato il giro e quindi eccovela con le spiegazioni (per quanto ho capito ovviamente 🙂 ):

  • Colazione: banditi latte e zucchero, prendete un (lasciate pure la bustina nell’acqua oltre il tempo tradizionale) con del fruttosio o del miele e due normali barrette energetiche 40-30-30 (%kcal carboidrati – proteine – grassi, io ad esempio ne avevo della Volchem). Volendo si può arricchire con una fetta con marmellata senza zucchero.
    Lo scopo di una colazione del genere a quanto ho capito è l’alta digeribilità con un adeguato apporto calorico, consentendo di mantenere basso il livello di insulina, e garantendo così il massimo afflusso di sangue alle gambe. Inoltre essendo le barrette ricche di fibre con l’apporto di liquidi danno un senso di sazietà fino ad ora di pranzo. Il té poi contenendo un eccitante garantisce migliori performance con un picco di resa a due ore dalla colazione.
  • Idratazione: riempite la borraccia da 1 litro di acqua e aggiungete come integratori una bustina di sali minerali e vitamine (io ad esempio avevo Multipower Active Fit Active Vitamin Mineral Drink) e una di aminoacidi ramificati (io ad esempio avevo Friliver Energy).
    Lo scopo in questo caso è la reintegrazione dei sali minerali persi con la sudorazione, mentre gli aminoacidi servono a riparare le strutture proteiche danneggiate e per scopi energetici e con la loro azione sono anche in grado di contrastare la produzione di acido lattico, di ostacolare l’appannamento mentale da affaticamento e di preservare le difese immunitarie.
    Ovviamente il vantaggio è che le bustine pesano pochissimo e con un po’ di scorta si riescono a fare varie borracce durante la giornata senza doversi portare dei liquidi che pesano.
  • Durante lo sforzo: ovviamente idratarsi e consumare una barretta energetica 40-30-30 ogni ora circa (a parte il mattino e nel dopo pranzo dove si salta 1 turno).
  • Pranzo: pausa di 1 oretta con un piatto di pasta al pomodoro con moltissimo grana grattuggiato sopra e da bere acqua.
    Anche qui lo scopo è l’alta digeribilità, l’apporto di carboidrati e la soddisfazione del palato.
  • Al termine dello sforzo: entro 40 minuti dal termine dello sforzo fare uno spuntino leggero, tipo uno yogurt, o una fetta di torta, o qualche biscotto.
    Lo scopo è riattivare da subito i normali ritmi del corpo riducendo notevolmente i tempi di pieno recupero.
  • Cena: piena libertà di mangiare e bere ciò che si vuole.

Io ho fatto così e mi sono trovato alla grande, se però volete maggiori spiegazioni tecniche sulle motivazioni, o consulenze oppure cercate un trainer chiamate pure Paolo alla Palestra King allo 0365.503384 e ditegli che avete letto il suo nome sul mio blog. 

Materiali e abbigliamento

Ovviamente la qualità della bicicletta acquistata di recente ha giocato un ruolo fondamentale, una mountain bike Scott, 21 rapporti, ammortizzatore anteriore bloccabile, freni idraulici e a disco anteriori e posteriori con grande incisività di frenata in tutte le condizioni.
Per quanto riguarda poi l’abbigliamento io sono sempre stato di quelli che più c’è freddo e più bisogna coprirsi con indumenti “spessi” tipo maglioni, felpe, giacche a vento, ecc.
Invece da un anno ho scoperto l’abbigliamento traspirante e che trattiene il calore proteggendo dal vento e devo dire che mi si è aperto un mondo sorprendente, tanto che con temperature intorno allo zero, per il giro ne ho avuto a sufficienza di due magliettine molto leggere e del giacchino grigio che si vede nelle foto, riuscendo a fare le salite rimanendo sempre asciutto e affrontando le discese senza cambiarmi e senza soffrire in alcun modo il freddo.
Tutto abbigliamento preso in saldo con prezzi anche inferiori a 10 euro al pezzo.

Ed ecco la mappa interattiva dettagliata (su GoogleMaps) del giro:

Cliccare sulla cartina per accedere alla mappa interattiva su GoogleMaps

Cliccare sulla cartina per accedere alla mappa interattiva su GoogleMaps

Cheddire per concludere questo lungo post, un’esperienza meravigliosa che certamente cercherò di ripetere in futuro, magari in occasione di uno dei prossimi Sellaronda Bike Day, una giornata d’estate in cui tutto il giro dei quattro passi viene chiuso al traffico automobilistico riservandolo così, per un giorno, agli amanti della bicicletta.

Spero che queste indicazioni potranno essere utili e ovviamente sono feedbackware (ovvero se le seguirete è obbligatorio un commento, una email, una cartolina, un saluto, un pezzo di speck o ciò che volete), perché io ne sono la prova vivente: anche un uomo normale può farcela!
😀

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Ieri Camilla, Paola ed io abbiamo “attaccato” con le nostre biciclette (a parte Camilla che era sul seggiolino) la pista ciclabile da Peschiera a Mantova, lungo il corso del Fiume Mincio.

L’idea iniziale era quella di percorrere tutti i 37 km fino a Mantova e poi tornare in autobus con il servizio Bici-Bus dell’APAM. Poi però ho scoperto che il servizio è attivo solo nei giorni festivi, inoltre il sole era un po’ troppo forte e quindi ci siamo fermati dopo 15 km nella splendida Borghetto, per poi fare ritorno verso Peschiera verso ora di pranzo.
Certamente però a settembre la percorreremo tutta in compagnia fino a Mantova.

 

Fortezza di Peschiera

A Peschiera abbiamo lasciato l’auto nel grande parcheggio gratuito che c’è nella parte alta del paese in fianco alla ferrovia, da lì abbiamo iniziato il percorso che parte dalla Fortezza lungo il lato destro del Mincio.

Passati sotto i due ponti dell’autostrada e sotto la ferrovia poi è semplice, basta andare dritti, non ci si può sbagliare.

Il percorso è proprio adatto a tutti ed è totalmente pianeggiante, a tratti anche un filino noioso per i miei gusti.

I panorami di cui si gode sono i classici paesaggi fluviali; il Mincio è un fiume tranquillo, pacioso, come dice Paola talvolta dà la sensazione di essere “bello ciccione”, tra l’altro ci sono un sacco di trote.

A settembre quando la percorreremo tutta vedo di mettere online anche una mappa dettagliata, intanto comunque è già abbozzato un piccolo album fotografico della ciclabile.

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Gli inglesi direbbero In lovely memory, ebbene sì perché dopo 24 anni di onorato servizio mi sono separato dalla mia storica bicicletta da corsa.

Oramai la Gina (piacerebbe chiamarla anche a me Poderosa ma temo che Scarabelli si offenderebbe) mostrava decisamente i segni del tempo ed era inadeguata alle strade che mi piace fare, soprattutto di montagna.
Quindi la scorsa settimana l’ho venduta e sono passato ad una mountain bike.

Però un po’ mi è dispiaciuto in quanto è stata una fedele compagna in tante avventure, non solo in Italia, ma anche in terre straniere come Francia, Germania, Corsica, Grecia, Macedonia, ecc. (qui sotto due foto rispettivamente dalla Corsica con Sandro, e in Grecia e in particolare a Skiathos durante una delle mie zingarate autunnali).

Ciao fedele Gina, ti auguro ancora tanta strada!
🙂

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Sabato mattina presto non riuscivo a dormire, quindi complice il tempo un po’ coperto, senza timori riverenziali dopo anni ho “attaccato” l’ascesa verso San Michele, salendo però da Salò invece che da Gardone Riviera come al solito, e ce l’ho fatta senza grossi problemi!

La salita da Salò verso San Michele è una delle più dure che io conosca, non so bene il perché, in fondo non ci sono grandi pendenze, e sono solamente 4 o 5 km in tutto, ma “tira” continuamente e non ha punti in cui ti lascia respirare e quindi a me risulta essere particolarmente faticosa.

Dalla salita ho imparato quindi qualche lezione:

  • non devi aver paura di affrontare alcuna salita;
  • devi conoscere quali sono le tue forze;
  • devi salire con il tuo passo dosando le forze, non importa quanto ci metti;
  • non devi essere mai al limite dello sforzo, se non nello sprint finale;
  • se senti una piccola crisi, devi rimodulare lo sforzo e soprattutto non guardare mai a campo lungo (vedendo quanta strada manca ti demoralizzeresti), ma a 1 metro davanti alla tua ruota, quando poi ti riprenderai potrai ricominciare a guardare lontano;
  • ma soprattutto, se dopo averle provate tutte ad un certo punto non ce la fai più, non aver paura di gettare la spugna, fermarti, sederti e ridiscendere, perché …

… Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia
(Francesco De Gregori, La leva calcistica della classe ’68)

Fiii, so tròp filosofo!
… però ho pensato davvero a tutte queste cose.
😛

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6.30 del mattino … “Ciao Paola, vado a fare la Cavallino
… risposta (assonnata) “ma tu sei fuori” (sottinteso “di testa“).

La Cavallino, così chiamo in gergo il giro in bicicletta tra i più belli e con i panorami più suggestivi che io abbia mai fatto, 84 km di percorso vicino a casa, tra laghi e montagne, tra GardaValsabbia e Valvestino, toccando il lago di Garda, passando nei pressi del lago d’Idro e costeggiando lo splendido lago artificiale di Valvestino, passando dal Passo Cavallino della Fobbia a 1.100 mslm di altitudine, quindi con anche con un’altimetria di tutto rispetto.

Lo scambio tra me e Paola deve far subito sospettare che si tratta di un giro con salite piuttosto impegnative, soprattutto nei primi 30 km.
A me capita di farlo almeno una volta all’anno, ed è una specie di test per vedere se il mio fisico “tiene ancora botta“, e finora lo sta facendo! 🙂

Ovviamente in tutti questi anni ho fatto un bel po’ di fotografie (con varie tecnologie) che ho riunito in una corposa raccolta.

Partenza da San Felice e passando da Salò e Roè Volciano si raggiunge Vobarno.

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Neve sul GardaNeve sul Garda
Neve GardaIeri bella biciclettata nel tardo pomeriggio.
Sono partito che era nuvoloso, ma circa a metà le nuvole si sono aperte molto velocemente e il panorama all’imbrunire visto da Soiano era molto bello, in particolare il rossore delle cime innevate al tramonto.
😉

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