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Archive for the ‘Ambiente’ Category

San Felice ripiomba nuovamente nell’incubo del 2009, poco fa è stata emanata una ordinanza di divieto di uso dell’acqua pubblica a scopo alimentare.

Su campioni di acqua erogata dall’acquedotto prelevata in più punti il 18 giugno, l’Istituto Zooprofilattico ha rilevato la contaminazione con virus di tipo Norovirus GII.
A seguito dell’esito di queste analisi e delle indicazioni conseguenti di ATS Brescia, il Sindaco ha emanato quindi l’ordinanza.

autobotti

Purtroppo sono ricomparse anche le autobotti per la distribuzione dell’acqua alla popolazione che saranno presenti dalle ore 6 alle 24, tutti i giorni fino a revoca dell’ordinanza, ad ora non prevedibile.

Ebbene sì, ci risiamo, nuovamente a giugno, nuovamente all’inizio della stagione turistica. Pare che la gravità e le responsabilità accertate dei fatti del 2009, con la conseguente condanna in Cassazione dei responsabili, non abbiano insegnato nulla a chi dovrebbe gestire la nostra acqua.

E’ proprio triste …

 

 

 

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Il ritorno delle pampogne

bacaIn queste serate all’imbrunire il mio giardino si riempie di simpatiche “pampogne“.

Cosa sono le pampogne?!?
Le pampogne sono quei buffi e innocui scarabei di color marroncino chiaro della famiglia degli Scarabei solstitialis (ovviamente l’ho saputo rovistando nel web, per noi sono state solo e da sempre le pampogne) che nelle sere di estate svolazzano confuse, come ubriache nei prati, sbattendo contro ogni cosa, ribaltandosi, venendoti addosso, lasciandosi prendere in mano senza problemi; ieri sera mentre ero in sdraio a leggere, una mi si è persino incastrata tra le dita dei piedi: che bel solletichino! 🙂

A dire il vero era un po’ di anni che non ne vedevo così tante in giardino.
Bene, sono contento: dicono che le pampogne siano degli indicatori biologici di salute del luogo in cui appaiono.

Well, il mio rigore bio sta dando i suoi frutti!

C’è anche un detto dialettale bresciano:

vet a pampogne?
Citando da Wikiquote significa non concludere nulla o mancare clamorosamente un’occasione. I gatti spesso cercano di prenderla con le zampe ma la mancano ogni volta. Sfruttando l’analogia con i gatti, viene usato spesso anche sui campi di calcio, quando il portiere manca un pallone facile e la palla finisce in rete alle sue spalle.

Ma anche ghet le pampogne?
Io l’ho sentito usare al mattino in quello stato di intorpidimento totale dopo una bella dormita.

Viva le pampogne!

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Guardare il lago da un aereo sopra le nuvole?
Beh, ieri dalla Rocca di Manerba la sensazione era proprio quella, con la penisola di Sirmione sullo sfondo.

Rocca di Manerba

Nel fine settimana un sottile cuscino di nebbia si è adagiato sul lago dando luogo ad atmosfere molto affascinanti, …

Rocca di Manerba

… atmosfere da Highlands scozzesi, …

Rocca di Manerba

… ma anche sorprendenti contrasti di colori …

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Ritorno velocemente con un esempio sul tema del futuro dei rifiuti, e soprattutto sulla responsabilizzazione, che ho trattato la scorsa settimana.

Proprio ieri, andando a gettare il famoso sacchettino di rifiuti indifferenziati ogni 8-10 giorni, aprendo il cassonetto dell’indifferenziata mi sono imbattuto, come sempre, in mucchi di scarti vegetali (come si vede nella fotografia qui sotto che ho scattato ieri). Ciò si ripete da quando il nostro Comune di San Felice del Benaco ha deciso di eliminare gli ecobox.

Intendiamoci, l’eliminazione degli ecobox per gli scarti vegetali potrebbe pure essere condivisibile, ma se inserita all’interno di un progetto completo come quello da me proposto, che genera responsabilizzazione. In caso contrario il risultato è quello di molti scarti vegetali che finiscono nei rifiuti indifferenziati, e ciò si ripete tutto l’anno.
Questo non è solo dovuto a malafede, pensiamo ad esempio ai molti anziani che non hanno alcun mezzo per arrivare alla discarica di Cunettone di Salò e non hanno altra alternativa per buttare questi rifiuti.

Riflettiamoci …

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La scorsa settimana stavo riflettendo sulla nostra gestione familiare dei rifiuti, in considerazione della nostra bolletta di 187 euro, folle per le nostre abitudini.

Ecco infatti nella foto qui sotto l’80% dei rifiuti della nostra famiglia degli ultimi 6 mesi:

Sì, è semplice terriccio, ottimo per coltivare molte buone verdure. Quindi oltre l’80% dei nostri rifiuti sono rimasti in casa nostra. Considerando che abbiamo un orto medio, un bel giardino e alcune piante che vengono potate ogni anno, abbiamo risparmiato al sistema di raccolta e smaltimento rifiuti parecchio lavoro.
Come abbiamo fatto? Beh, semplice: con una compostiera (che si vede nella fotografia) e con il biotrituratore qui a fianco per sminuzzare gli scarti vegetali grossi (in modo da facilitare la generazione del compost), acquistato in offerta in un hard discount.

La parte restante dei nostri rifiuti viene ovviamente differenziata (carta, plastica, vetro e lattine), rimanendo infine un piccolo sacchettino ogni 8-10 giorni di rifiuto indifferenziato.

La mia domanda è: ma è giusto che una famiglia come la nostra paghi 187 euro?

Generalizzando: ma è giusto che la fatturazione dei rifiuti venga ancora fatta sulla base del numero dei componenti del nucleo familiare e della dimensione dell’abitazione?
Ovviamente No!

A mio avviso il futuro, anzi, direi il presente dei rifiuti è la responsabilizzazione dell’utenza attraverso un sistema di raccolta porta a porta stretto, associato alla tracciatura e pesatura di ogni singolo bidoncino all’atto dello svuotamento, e ad una una tariffazione puntuale, correlata alle effettive quantità e qualità (differenziazione) dei rifiuti prodotti da ogni singola utenza, potendo così parlare di “eco-fiscalità”.

La tecnologia già esiste, così come pure varie applicazioni. In particolare la soluzione maggiormente utilizzata è quella dell’RFID (o Radio Frequency IDentification o Identificazione a radio frequenza), già ampiamente impiegato ad esempio nei settori dell’abbigliamento o degli alimentari.
Esistono già infatti dei bidoncini con integrati dei tag RFID (dal valore di pochi centesimi di euro). Ognuno potrebbe quindi avere un proprio bidoncino personale. Grazie a questo sistema, dotando i mezzi di un tutto sommato economico sistema di rilevazione, sarebbe possibile pesare i rifiuti all’atto della raccolta, acquisendo contemporaneamente i dati del peso e della tipologia di rifiuto raccolto (carta, plastica, vetro, indifferenziata, ecc.), oltre che la posizione attraverso un sistema di georeferenziazione.

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Qualche giorno fa, in una delle mie saltuarie corsette serali stavo come al solito percorrendo la ciclabile di San Felice; all’altezza del cimitero mi sono fermato ad ammirare la bellezza del terreno di fronte, con le spighe in piena vegetazione: una meraviglia, non ho potuto non scattare qualche immagine …

… anzi, già che c’ero ho realizzato due suggestive panoramiche da diverse prospettive:

Clicca per ingrandire

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Purtroppo questo suggestivo terreno è stato individuato dall’Amministrazione comunale di San Felice, presieduta dal Sindaco Paolo Rosa, come luogo dove far sorgere un centro sportivo, con campetti da calcio e una notevole colata di cemento per servizi accessori.

Io non sono d’accordo con questa decisione per vari motivi:

  • Morale: i luoghi intorno ad un cimitero dovrebbero essere il più possibile oasi di pace, silenzio e bellezza, tali da garantire ai parenti dei defunti la giusta intimità, il rispetto del loro dolore e un ambiente che li aiuti ad alleviare e conciliarsi con la sofferenza nella commemorazione dei propri cari.
    Purtroppo questo terreno si trova a poche decine di metri dal cimitero; posso solo immaginare lo sgradevole contrasto che si creerebbe con le urla festanti dei tifosi dopo un goal, mentre a pochi metri persone piangono i propri cari defunti. (altro…)

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Oggi il cielo era particolarmente terso, i colori nitidi e il panorama dalla Rocca di Manerba era meraviglioso, anche Cami e la sua bambola Jessie erano incantate, un po’ per il panorama e un po’ perché le rovine del castello sono una splendida location per giocare a fare le esploratrici.



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Prima di partire per un viaggio di solito penso ad una cosa, una sola, che a pelle senza rifletterci mi piacerebbe fare e la faccio.
Così ad esempio mi capita di ritrovarmi in Germania d’inverno sul lungo Danubio in rollerblade senza quasi saperci andare, oppure sulle coste dell’Egeo a cavallo essendoci andato una sola volta in vita mia, e così avrei altre storie.

Domenica scorsa a Campèi de Sìma, ispirato da altri ciclisti ho avuto una di queste illuminazioni: “vorrei arrivarci in bicicletta e godermi il magnifico panorama gustandomi una birra con le gambe e i piedi in ammollo nella fontana di acqua gelata“.

Mmmhhh, non ho proprio resistito ed eccomi qui …

Partenza di prima mattina da San Felice, alle 9.30 ero già a Campèi de Sìma. Il giro è di circa 60km, partendo dai 120 mslm di San Felice del Benaco, raggiungendo un’altezza massima di poco meno 1300 mslm che si raggiunge più o meno a metà strada. I primi 30 km sono strada normale, mentre la parte centrale è di sterrato, cemento e sentieri, l’ultima parte invece è strada normale.

Sono salito seguendo il primo tratto della Cavallino, quindi da Vobarno, Degagna, Eno, Cavallino della Fobbia. Direzione poi Coccaveglie, inizia la strada sterrata, e dopo un paio di chilometri deviazione per Dosso Corpaglione.

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Rilassante fine settimana al fresco con amici e i nostri bambini, a pochi chilometri da casa al bellissimo rifugio Campèi de Sìma (1.017 mslm), complice la canicola in arrivo e il fatto che era il turno degli Alpini di San Felice.



Il rifugio è stato ristrutturato completamente una decina di anni fa ed è composto da quattro edifici: uno centrale dove ci sono bar, sala da pranzo, cucina; uno laterale dove ci sono le camerate; uno posteriore dove ci sono i bagni e un bivacco aperto tutto l’anno; infine una piccola graziosa chiesetta intitolata alla Madonna della Neve.

Partenza sabato mattina, in auto fino a Passo del Cavallino della Fobbia e da lì direzione Coccaveglie e infine Dosso Corpaglione dove parcheggiamo.
Da qui inizia il sentiero che noi abbiamo scelto per raggiungere il rifugio, visto che è già in quota e quindi più facile da fare con i bambini. Il cartello indica “ore 1.15”, noi con i bambini (dai 4 ai 6 anni) ci abbiamo messo circa 2 ore, tra canti, riposini, spuntini, storielle, ecc. Solo all’inizio il sentiero è leggermente difficoltoso, poi è assolutamente tranquillo.

Arrivati al rifugio dopo pranzo ci sistemiamo nelle camerate, dove non mi faccio mancare subito un bel riposino pomeridiano ristoratore, d’altronde non può essere diversamente con quel “Otia procul negotiis fecunda” (“Il riposo, lontano dalle preoccupazioni, è fecondo”) che campeggia sulla facciata dell’edificio …


I letti a castello, i materassi e le coperte sono evidentemente regalo di qualche brigata alpina, il cigolio delle reti è inconfondibile, li ricordo bene durante il servizio militare anche se non ho fatto l’alpino! 🙂

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Passeggiare su passerelle sopra il fiume all’interno del “canyon” scavato dall’acqua, passare dentro la cascata del Pisot, osservare i resti delle vecchie fucine lungo il torrente, il maglio, l’ingegnoso sistema di areazione convogliando l’aria spostata dalla cascata, il Poiat per fare il carbone, un pranzo al rifugio Paradiso: è stata proprio una bella sorpresa la passeggiata nel Parco delle fucine di Casto!



Parliamoci chiaro, Casto non è esattamente un “bijoux” di paese, disseminato com’è di industrie (d’altronde ha dato i natali a Luigi Lucchini, fondatore dell’omonimo gruppo industriale), e senza il racconto di DiBo non mi sarei mai sognato di andarci e per di più invitare amici a trascorrere una domenica passeggiando sui suoi sentieri. Invece il parco delle fucine è proprio carino (a parte la pioggia che ci ha accompagnato per la seconda parte) e per di più con passeggiate per tutti e per tutti i gusti, con anche ferrate e ponte tibetano per i più temerari.

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Ai referendum del 12 e 13 giugno io voterò 4 Sì.

La vera battaglia però ritengo sarà il raggiungimento del quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto.
Un invito quindi personale: andate a votare, qualunque voto vogliate dare! 

Penso non faccia anche male ripassare i temi dei 4 referendum popolari:

  • 1° quesito (Acqua)
    Colore scheda: rosso
    Titolo: Modalità di affdamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione.
    Descrizione: Il quesito prevede l’abrogazione delle norme che attualmente consentono di affidare la gestione dei servizi pubblici locali a operatori privati.
  • 2° quesito (Acqua)
    Colore scheda: giallo
    Titolo: Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma.
    Descrizione: Il quesito propone l’abrogazione della norma che stabilisce la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, il cui importo prevede attualmente anche la remunerazione per il capitale investito dal gestore.
  • 3° quesito (Nucleare)
    Colore scheda: grigio
    Titolo: Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme.
    Descrizione: Il quesito propone l’abrogazione delle norme che prevedono la realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare.
  • 4° quesito (Legittimo impedimento)
    Colore scheda: verde chiaro
    Titolo: Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.
    Descrizione: Il quesito propone l’abrogazione di norme in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.

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EnglishIo vivo qui, a San Felice del  Benaco!

Mi sento un privilegiato, come darmi torto?

Pare proprio un paradiso in terra, ed effettivamente vi sono luoghi idilliaci che sembrano dipinti, come l’Isola del Garda presentata nel video da Alberta Cavazza, o come l’azienda agricola Le Chiusure presentata dall’amico Alessandro Luzzago, ma anche il Santuario della Madonna del Carmine o la chiesetta di San Fermo e il promontorio retrostante.

San Felice però vi assicuro è un paese certamente carino, ma non è tutto così meraviglioso come l’occhio di Marco Preti ha splendidamente illustrato.

Questo video è tratto da Warda (che sono riuscito finalmente a guardare per la prima volta qualche sera fa), un bellissimo film documentario di Marco Preti e commissionato dall’Unione Comuni della Valtenesi (che ne detiene i diritti ed a cui va tutta la mia personale riconoscenza per questa splendida e lungimirante opera) girato raccogliendo luci, paesaggi e volti della nostra Valtenesi. Un lavoro di 1 anno dedicando 2 mesi di riprese per ogni paese: Moniga e San Felice durante l’estate, Soiano in autunno, Padenghe e Polpenazze d’inverno e Manerba in primavera.

Warda mostra l’aspetto più antico e romantico dei sei paesi della Valtenesi, l’unica vera ricchezza.

Veramente meraviglioso, immagini bellissime, la Valtenesi che vorrei e che mi piacerebbe si mantenesse, con una musica splendida, intensa ed evocativa del Quartetto l’Escargot (bellissima ad esempio “In Cammino“).

Eccone il trailer ufficiale, anche se personalmente preferisco la parte con le testimonianze:

Da Warda emerge che, come sempre, la bellezza di un territorio è fatta da poche persone fattive e illuminate. Voglio quindi rendere il mio personale omaggio a quelli che nel documentario hanno dato la propria testimonianza di vita e che a mio avviso sono i veri eroi e preziosissimi custodi del nostro territorio e della nostra identità, persone che, ognuna nel proprio ambito, contribuiscono a rendere il luogo in cui vivo un vero e prezioso tesoro, famoso fin dai tempi della Roma antica per la maestosità del panorama alpino e la mitezza del clima mediterraneo:

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Isola del Garda, uno dei luoghi più belli al mondo, proprio letteralmente fuori casa mia.

Mi sento un privilegiato ad aver trascorso la giornata di ieri in un luogo così magico, con in più il piacere di una visita guidata con i racconti di Alberta Cavazza, che sull’isola vive, figlia dei Conti Cavazza che dell’isola sono proprietari.

Il palazzo stile neogotico veneziano è certamente l’emblema dell’isola, ma io forse amo anche e soprattutto la sua parte più antica e mistica che ospitò persino S. Francesco d’Assisi, quella fortificata, i suoi meravigliosi giardini e la natura unica.

La parte frontale è oramai nota e famosa, ma anche arrivandovi dal retro il colpo d’occhio è meraviglioso …

Si arriva in barca al porticciolo al cui ingresso campeggia la coreografica torre e dal quale si accede alla piccola darsena …

Percorso un breve tratto di sentieri si arriva ai piedi del famoso splendido palazzo neogotico veneziano, dalla cui terrazza si riesce ad abbracciare l’intera Valtenesi con un unico colpo d’occhio …


… ai suoi piedi eleganti giardini con una splendida serra stile giardino d’inverno, o meglio, garden room, vista la nazionalità della contessa …

… passeggiando poi lungo i suoi lunghi sentieri ci si trova immersi in piccole baie, in una natura lussureggiante, ad una vegetazione a tratti non comune alle nostre latitudini, essendoci un microclima che consente la presenza anche di specie molto più mediterranee …

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I borghi e i paesi sono parte dell’identità e della storia italiana ed europea e ne caratterizzano da sempre territorio e panorama.

Sorvolo con l’aereo il territorio francese e subito mi balza all’occhio un grande senso di ordine, paesi di varie dimensioni con consolidati urbani molto compatti, densi, contenuti, racchiusi e ben definiti, circondati da piccoli boschi e vegetazioni, e al di fuori campi coltivati, niente capannoni, niente case sparse.
Dalla foto che ho fatto non si vede molto bene, meglio da un’immagine satellitare:

Percorro l’autostrada e mi accorgo che il mio sguardo riesce a correre libero e pacifico a lungo raggio su meravigliosi campi  in questa stagione infuocati dal giallo della colza e delle ginestre in fiore, su terreni a perdita d’occhio senza il “disturbo” delle urbanizzazioni.
Ma dove sono i paesi che vedevo dall’aereo? Ci sono solo i loro nomi sui cartelli di uscita dell’autostrada, ma all’orizzonte non riesco a vederli: aah, ecco il motivo dei piccoli boschi che li circondano!

Mi dico: proprio una grande lezione!
E siamo in Francia, un paese sviluppato, occidentale, europeo, con una economia più solida e florida della nostra.

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Venendo al lavoro a Brescia incontro persone di San Felice, Manerba e in generale della Valtenesi che potrebbero usare i mezzi pubblici risparmiando traffico e inquinamento ad una città con l’aria già molto malata.

Io vengo in moto e stamattina stavo riflettendo sul vero motivo: i tempi effettivi di percorrenza.
Ad esempio San Felice – Brescia (circa 35 km) con vari mezzi che ho sperimentato:

  • Moto: 25 minuti
  • Auto: 55 minuti
  • Autobus: 1 ora e 20 minuti, con un percorso a dir poco “fantozziano”

Direi che non c’è altro da dire, no?

Inutile fare sterili campagne di promozione del trasporto pubblico: sino a quando l’autobus non avrà tempi di percorrenza paragonabili se non più veloci di quelli dell’auto sarà una battaglia persa, li useranno solo quei pochi che non hanno alternativa.

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Da tanto non provavo il piacere di un picnic disteso su un prato in compagnia di amici.
La splendida passeggiata organizzata domenica scorsa dalla nostra associazione San Felice più felice sul tema “Natura – Se la conosci la rispetti” è stata  l’occasione.

Al mattino numerosi abbiamo raggiunto a piedi la località Montiroli di San Felice in piena campagna, dove abbiamo posato i nostri plaid e zaini.

I bambini si sono dapprima divertiti un mondo correndo e giocando nei campi in lungo e in largo “allo stato brado“, poi hanno cominciato a preparare  il loro bellissimo erbario in legno.


Gli adulti invece sono rimasti serenamente distesi a chiacchierare al sole ed a mangiare e bere in compagnia.

Durante la giornata poi si sono alternate delle passeggiate nei campi con l’esperto botanico Roberto Sarasini il quale ci ha illustrato le particolarità delle nostre erbe spontanee che incontravamo passeggiando: melissa, rosa canina, biancospino, tarassaco, versulì, ortica, bardana, pimpinella, achillea, aglio selvatico, piantaggine lanceolata, ecc.
Sarasini inoltre ci ha detto che la nostra zona e in genere quella delle colline moreniche ha la particolarità eccezionale di avere contemporaneamente sia specie vegetali di montagna che di pianura.

Personalmente sono rimasto molto colpito dal tesoro che abbiamo sotto i piedi e di cui non siamo per nulla coscienti: i nostri campi infatti sono una dispensa naturale e spontanea di gustosi prodotti freschi durante tutto l’anno, inoltre sono una autentica farmacia naturale a cielo aperto.
Veramente incredibile!

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Oggi 18 febbraio 2011 è la giornata del risparmio energetico e per l’occasione la nostra associazione San Felice più felice insieme a scout, scuole e volontari ha organizzato per questa sera alle 18,00 una iniziativa suggestiva: una fiaccolata tricolore per i 150 anni dell’unificazione d’Italia.

Tre gruppi dotati di fiaccole e lanterne costruite con materiali riciclati e oggetti riutilizzati partiranno da tre punti del paese e si dirigeranno verso la Piazza principale antistante il Palazzo Ex Monte di Pietà: da Portese le lanterne rosse, da Cisano quelle verdi, dal Santuario del Carmine quelle bianche.

I gruppi si sposteranno pian piano verso il centro e una volta giunti a destinazione contribuiranno alla creazione di un tricolore di luci e lumini.

A questo spettacolo si aggiungeranno i cori dei bambini della scuola primaria che intoneranno l’inno di M’illumino di meno, con qualche strofa adattata alla nostra realtà locale.

Ci sarà anche un telescopio: la piazza a luci spente e (speriamo) il cielo limpido ci permetteranno di vedere la luna e qualche stella o pianeta, uno spettacolo normalmente nascosto dall’inquinamento luminoso delle città.

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Ogni volta che passavo davanti al Prato della Fame (Pra’ de la Fam, un lembo esteso di spiaggia a 6 km a nord di Gargnano) mi sono sempre chiesto l’origine di questo curioso nome. Così mi è successo anche in occasione dell’ultima passeggiata.

La risposta l’ho trovata sbirciando un libro che ho a casa:

Quando i fieri venti e le burrasche del Garda costringevano barcaioli e pescatori ad approdare sulla spiaggia di detriti trasportati a lago dai monti di Tignale dalle piene del torrente Baès, ed a rimanere per più giorni, la Fame veniva a tener loro compagnia.

Al Prato della Fame, oggi anche porto di Tignale, mancavano i mezzi di sostentamento e ci si poteva allontanare solo così come ci si era arrivati: via lago. Le alte pareti rocciose impedivano il passo ed i collegamenti con i paesi dell’entroterra. Prima che fosse costruita la Gardesana (1931) le merci viaggiavano sull’acqua ed erano molte le imbarcazioni che solcavano il lago. Erano anche molte le barche dei pescatori che dal lago ricavavano un piccolo ma sicuro reddito; inoltre, il pesce invenduto serviva a sfamare la famiglia.

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Per chi soffre di vertigini forse non è il sentiero più adatto essendo a tratti esposto e a picco sul lago, però è abbastanza agevole.
Da buoni temerari è questa la passeggiata che abbiamo scelto di fare con Paola e Camilla.

Partenza da Prato della Fame (66 mslm) in riva al lago sulla Gardesana Occidentale a 6 km da Gargnano, lungo poi il sentiero 260 alla destra della limonaia ci si inerpica sulla costa rocciosa fino a Gardola di Tignale (555 mslm), dove si arriva dopo 1 ora e mezza circa soddisfatti e con gli occhi pieni di splendidi panorami.

Domenica scorsa era una giornata dal meteo ideale, pieno inverno ma temperature eccezionalmente alte, 18-20 gradi. Deciso: si va a camminare.

Lasciata l’auto al Prato della Fame (Pra’ de la fam) proprio sulla Gardesana di fronte alla grande limonaia riattivata dalla Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano,  proprio tra la limonaia e il bar-trattoria-hotel “Al Prà” parte la segnavia N° 260. Poco sopra i vecchi edifici in ristrutturazione si passa sopra un ponticello da dove si può ammirare la cascata del torrente Baès, dove viene anche raccolta l’acqua necessaria per irrigare i limoni.

Il primo tratto il sentiero sale sfruttando i punti deboli della parete rocciosa che sovrasta la costa dell’alto-Garda, e dove era più compatta la sede è stata ottenuta a colpi di piccone. Se penso che fino ai primi ‘900 (quando fu costruita la strada dal lago a Gardola) questa era la strada che percorrevano a piedi i primi turisti dell’altopiano di Tignale una volta scesi dal piroscafo, mi viene male.


Dopo circa 1 ora a quota 400 mslm improvvisamente termina la parete rocciosa e ci si trova su un’autentica terrazza naturale sul lago. Qui si possono vedere ancora gli anelli di ferro a cui era ancorata la vecchia teleferica che trasportava le merci dal lago fino a Tignale.

Da qui in poi ci si trova a percorrere un bel sentiero in mezzo a prati e ulivi, poco dopo si prende la segnovia N° 266 per Gardola.

Dopo non molto si incontra la strada principale nella frazione di Oldesio, dove noi ci siamo fermati a mangiare al piacevole ristorante “Al Terrazzo”, ottima cucina, prezzi onesti e splendido panorama su tutto il Lago di Garda e il Monte Baldo.

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Per chi ama la musica ed ha a cuore l’ambiente non potrà non rimanere incantato da questo video dal titolo “Music Painting – Glocal Sound” sulle note di Lacrime di Giulietta di Matteo Negrin.

E’ un’opera d’arte veramente emozionante. Un potente invito ad ognuno di noi ad amare e proteggere la Natura.

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